Teresa Raquin by Emile Zola

Teresa Raquin by Emile Zola

autore:Emile Zola [Zola, Emile]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-29T11:32:51+00:00


XX

Quel mattino, Teresa e Lorenzo, ognuno in camera sua, si svegliarono con la stessa profonda sensazione di gioia: entrambi si dissero che le notti di terrore erano giunte al termine: ormai non si sarebbero più coricati da soli e si sarebbero protetti l’un l’altro contro il fantasma dell’annegato.

Teresa si guardò attorno e, calcolando mentalmente l’ampiezza del letto matrimoniale, sorrise stranamente imbarazzata. Si alzò, si vestì lentamente, in attesa di Susanna che doveva venire ad aiutarla per la toeletta nuziale. Lorenzo si mise a sedere nel letto e restò immobile qualche minuto in quella posizione mentre idealmente si congedava dall’orribile topaia in cui viveva. Finalmente stava per abbandonare quel canile e sposare la donna che gli apparteneva. Era dicembre. Lorenzo tremò, saltò in piedi sul pavimento e facendosi coraggio, disse tra sé che avrebbe avuto più caldo di sera.

La Raquin, conoscendo la sua situazione economica, gli aveva messo in mano, otto giorni prima, tutti i suoi risparmi che ammontavano a cinquecento franchi. Il giovane l’aveva educatamente ringraziata e si era fatto un guardaroba nuovo. Inoltre, il denaro della merciaia gli aveva permesso di fare a Teresa i regali d’uso.

I pantaloni neri, il panciotto bianco, la giacca, la camicia e la cravatta di tela fine erano ripiegati su due seggiole: Lorenzo s’insaponò, si cosparse abbondantemente con un flacone d’acqua di colonia e cominciò a dedicarsi con cura alla sua persona. Voleva essere bellissimo. Mentre stava abbottonandosi il colletto nuovo, alto e rigido, sentì sul collo una brusca contrazione: il bottone gli sfuggì dalle dita ed ebbe un gesto di viva irritazione. Gli sembrava che l’orlo inamidato della tela gli fosse entrato nella carne. Volle controllare di persona e alzò il mento: il morso di Camillo s’era arrossato, il colletto aveva lievemente scorticato la cicatrice. Lorenzo impallidì e strinse le labbra: la vista di quel segno che gli deturpava il collo lo spaventò e lo mise di malumore. Sgualcì il colletto con le dita e ne mise un altro, che indossò con mille precauzioni. Poi finì di vestirsi. Quando uscì, gli abiti nuovi non gli permettevano nessuna libertà di movimento: non riusciva nemmeno a volgere il capo e si sentiva il collo chiuso fino a soffocare dentro la tela inamidata. Ad ogni gesto un lembo del colletto veniva a contatto con la piaga che i denti dell’annegato gli avevano scavato nella carne viva: soffrendo per le incessanti dolorose trafitture, Lorenzo salì in carrozza per andare a prendere Teresa e condurla prima in municipio e poi in chiesa.

Passando, si fermò a prelevare un impiegato delle ferrovie di Orléans e il vecchio Michaud, che dovevano fargli da testimoni. Appena giunti al negozio, trovarono tutti già pronti ad attenderli: c’erano Grivet e Oliviero, testimoni di Teresa, e c’era Susanna che ammirava la sposa con lo sguardo di compiacimento che le bambine riservano alla bambola preferita appena vestita a festa. Anche se non era più in grado di camminare, la Raquin volle accompagnare dappertutto i suoi cari ragazzi: gli amici la issarono su una vettura e, finalmente, la comitiva si mise in moto.



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